Credo che la mia avversione per i numeri risalga all’età di 6 anni fomentata da una maestra di matematica terrorista, di quelle che arricciano la bocca e ti fulminano con lo sguardo se sbagli la maledetta tabellina del 9…figuriamoci con le frazioni e i problemi (così si chiamavano ed erano tali ve lo assicuro!).

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Passando da equazioni, calcoli di aree cubiche di cilindri, fino ai limiti (?!?), le cose andavano solo peggiorando. A nulla valsero regali con messaggi subliminali sulla bellezza della materia tra cui un libro titolato “Il mago dei numeri” oppure affermazioni quali “vedrai che ti servirà saper fare i conti”: di fatto a me arrivava un 4 fisso portato alla sufficienza giusto a fine anno e con sforzi sovrumani. Trattengo i commenti su docenti di scuola superiore che sarebbe meglio cambiassero mestiere date le loro frustrazioni, sta di fatto che scegliere materie umanistiche all’università si rivelò un’opzione quasi d’obbligo. Il mio background quindi non è quello della laureata in economia con plurimi master in public relations o marketing: chiedetemi pure informazioni tipo la vita di Jackson Pollock, il tema dell’ultima sfilata di Prada o come si organizza uno shooting, ma non saprò dirvi nulla di radici quadrate, coefficienti di parabole o numeri primi.

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Nella vita però (si sa) succedono cose inaspettate tipo che di punto in bianco devi capire come mettere in fila una serie di numeri, calcolare percentuali, far quadrare bilanci, e soprattutto creare un Business Plan (all’inizio due paroline in grado di terrorizzarmi, ora siamo arrivati ad una tregua). Per quanto la professione wedding planner comporti una buona dose di improvvisazione, inventiva e casualità, nel backstage non può mancare (come in tante altre professioni) una pianificazione minima che va calcolata in base alle proprie risorse, a ciò che si sta investendo e che si va a realizzare, senza dimenticare gli obiettivi (in pratica è un po’ come quando nei film qualcuno pronuncia la frase “Ho un piano” e subito la faccenda prende risvolti avventurosi e positivi).

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Quindi quello che si può fare è svegliarsi e informarsi, non dico divorando ogni mattina Il Sole 24 Ore al posto della brioche o imparandosi a memoria le quotazioni in Borsa, ma magari documentandosi su libri o blog (ad esempio ho trovato molto utili le dritte di Fatamadrina, che con schiettezza espone e analizza problemi e soprattutto dà consigli ad un’ignorante come me) e confrontandosi con esperti del settore.

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Affrontare l’argomento alla soglia dei 30 anni mi ha portato alla soluzione inconfutabile del dilemma di una vita: la matematica ha una sua provata utilità!

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